Lunedì
22 Aprile2013 Giorgio Napolitano, primo presidente rieletto nella storia della nostra Repubblica, ha tenuto il suo
giuramento e il discorso di insediamento
alle Camere riunite in seduta congiunta a Montecitorio e con i delegati delle
Regioni. Il Presidente è
arrivato alla Camera con i due
presidenti Pietro Grasso e Laura
Boldrini . Inizia il nuovo settennato al
Quirinale .Cerimonia discreta, adatta alla nostra situazione attuale. Ho
seguito in televisione la diretta apprezzando molto quanto veniva letto
registrando il discorso. All’ ingresso
in Aula del Presidente applausi e tutti
in piedi. I “grillini”: si astengono. Forse un po’ di rispetto ci voleva. Presenti
anche i ministri del governo Monti .Giorgio
Napolitano era commosso ma, nello stesso tempo, fermo e duro. Non le manda a dire a tutti i partiti: mi
colpisce quando afferma che questo “sottopone
a seria prova le mie forze”.. “e resterò in carica finché sarà necessario e
avrò forze”. Ringrazia l'Aula per gli
applausi, ma ammonisce "che non abbia le caratteristiche dell'autoindulgenza"…"Se
mi troverò di nuovo dinanzi a sordità come quelle contro cui ho cozzato nel
passato, non esiterò a trarne le conseguenze dinanzi al paese". Ha
parlato per circa 40 minuti. Parole dirompenti che devono fare riflettere. Dal
discorso del messaggio di Giorgio Napolitano. Per il giuramento di fedeltà:
"Giuro di essere fedele alla Repubblica e rispettarne la
Costituzione"… "Non prevedevo una rielezione" ma afferma essere
"preoccupato per le sorti del Paese". Insediamento .“Signora Presidente, onorevoli deputati,
onorevoli senatori, signori delegati delle Regioni, lasciatemi innanzitutto
esprimere , insieme con un omaggio che in me viene da molto lontano alle istituzioni
che voi rappresentate , la gratitudine che vi debbo per avermi con così largo
suffragio eletto Presidente della Repubblica. E' un segno di rinnovata fiducia
che raccolgo comprendendone il senso, anche se sottopone a seria prova le mie
forze : e apprezzo in modo particolare che mi sia venuto da tante e tanti nuovi
eletti in Parlamento, che appartengono a una generazione così distante, e non
solo anagraficamente, dalla mia. …Come
voi tutti sapete, non prevedevo di tornare in quest'aula per pronunciare un
nuovo giuramento e messaggio da Presidente della Repubblica .Avevo già nello
scorso dicembre pubblicamente dichiarato di condividere l'autorevole
convinzione che la non rielezione, al termine del settennato, è
"l'alternativa che meglio si conforma al nostro modello costituzionale di
Presidente della Repubblica". Avevo
egualmente messo l'accento sull'esigenza di dare un segno di normalità e
continuità istituzionale con una naturale successione nell'incarico di Capo
dello Stato .A queste ragioni e a quelle più strettamente personali, legate
all'ovvio dato dell'età, se ne sono infine sovrapposte altre, rappresentatemi ,
dopo l'esito nullo di cinque votazioni in quest'aula di Montecitorio, in un
clima sempre più teso , dagli esponenti di un ampio arco di forze parlamentari
e dalla quasi totalità dei Presidenti delle Regioni …... E' emerso da tali incontri, nella mattinata
di sabato, un drammatico allarme per il
rischio ormai incombente di un avvitarsi del Parlamento in seduta comune
nell'inconcludenza, nella impotenza ad adempiere al supremo compito
costituzionale dell'elezione del Capo dello Stato. Di qui l'appello che ho ritenuto di non poter declinare , per
quanto potesse costarmi l'accoglierlo , mosso da un senso antico e radicato di
identificazione con le sorti del Paese.La rielezione, per un secondo mandato,
del Presidente uscente, non si era mai verificata nella storia della
Repubblica, pur non essendo esclusa dal dettato costituzionale, che in questo
senso aveva lasciato , come si è significativamente notato , "schiusa una
finestra per tempi eccezionali". Ci siamo dunque ritrovati insieme in una
scelta pienamente legittima, ma eccezionale. Perché senza precedenti è apparso
il rischio che ho appena richiamato : senza precedenti e tanto più grave nella
condizione di acuta difficoltà e perfino di emergenza che l'Italia sta vivendo
in un contesto europeo e internazionale assai critico e per noi sempre più
stringente………… E' a questa prova che non mi sono sottratto. Ma sapendo che quanto
è accaduto qui nei giorni scorsi ha rappresentato il punto di arrivo di una
lunga serie di omissioni e di guasti, di chiusure e di irresponsabilità. Ne
propongo una rapida sintesi, una sommaria rassegna. Negli ultimi anni, a
esigenze fondate e domande pressanti di riforma delle istituzioni e di
rinnovamento della politica e dei partiti - che si sono intrecciate con
un'acuta crisi finanziaria, con una pesante recessione, con un crescente
malessere sociale - non si sono date soluzioni soddisfacenti : hanno finito per
prevalere contrapposizioni, lentezze, esitazioni circa le scelte da compiere,
calcoli di convenienza, tatticismi e strumentalismi. Ecco che cosa ha
condannato alla sterilità o ad esiti minimalistici i confronti tra le forze
politiche e i dibattiti in Parlamento. Quel tanto di correttivo e innovativo
che si riusciva a fare nel senso della riduzione dei costi della politica,
della trasparenza e della moralità nella vita pubblica è stato dunque
facilmente ignorato o svalutato : e l'insoddisfazione e la protesta verso la
politica, i partiti, il Parlamento, sono state con facilità (ma anche con molta
leggerezza) alimentate e ingigantite da campagne di opinione demolitorie, da
rappresentazioni unilaterali e indiscriminate in senso distruttivo del mondo
dei politici, delle organizzazioni e delle istituzioni in cui essi si muovono. Attenzione : quest'ultimo richiamo che ho
sentito di dover esprimere non induca ad alcuna autoindulgenza, non dico
solo i corresponsabili del diffondersi della corruzione nelle diverse sfere
della politica e dell'amministrazione, ma nemmeno i responsabili di tanti nulla
di fatto nel campo delle riforme. Imperdonabile resta la mancata riforma della
legge elettorale del 2005. Ancora pochi giorni fa, il Presidente Gallo ha dovuto
ricordare come sia rimasta ignorata la raccomandazione della Corte
Costituzionale a rivedere in particolare la norma relativa all'attribuzione di
un premio di maggioranza senza che sia raggiunta una soglia minima di voti o di
seggi.La mancata revisione di quella legge ha prodotto una gara accanita per la
conquista, sul filo del rasoio, di quell'abnorme premio, il cui vincitore ha
finito per non riuscire a governare una simile sovra-rappresentanza in
Parlamento. Ed è un fatto, non certo imprevedibile, che quella legge ha
provocato un risultato elettorale di difficile governabilità, e suscitato
nuovamente frustrazione tra i cittadini per non aver potuto scegliere gli
eletti. Non meno imperdonabile resta il nulla di fatto in
materia di sia pur limitate e mirate riforme della seconda parte della
Costituzione, faticosamente concordate e poi affossate, e peraltro mai giunte a
infrangere il tabù del bicameralismo paritario. Molto si potrebbe aggiungere,
ma mi fermo qui, perché su quei temi specifici ho speso tutti i possibili
sforzi di persuasione, vanificati dalla sordità di forze politiche che pure mi
hanno ora chiamato ad assumere un ulteriore carico di responsabilità per far
uscire le istituzioni da uno stallo
fatale. Ma ho il dovere di essere
franco : se mi troverò di nuovo dinanzi
a sordità come quelle contro cui ho cozzato nel passato, non esiterò a trarne
le conseguenze dinanzi al Paese. Non si può più, in nessun campo, sottrarsi
al dovere della proposta, alla ricerca della soluzione praticabile, alla decisione
netta e tempestiva per le riforme di cui hanno bisogno improrogabile per
sopravvivere e progredire la democrazia e la società italiana.Parlando a Rimini
a una grande assemblea di giovani nell'agosto 2011, volli rendere esplicito il
filo ispiratore delle celebrazioni del 150° della nascita del nostro Stato
unitario : l'impegno a trasmettere piena coscienza di "quel che l'Italia e
gli italiani hanno mostrato di essere in periodi cruciali del loro
passato", e delle "grandi riserve di risorse umane e morali,
d'intelligenza e di lavoro di cui disponiamo". E aggiunsi di aver voluto
così suscitare orgoglio e fiducia "perché le sfide e le prove che abbiamo
davanti sono più che mai ardue, profonde e di esito incerto. Questo ci dice la
crisi che stiamo attraversando. Crisi mondiale, crisi europea, e dentro questo
quadro l'Italia, con i suoi punti di forza e con le sue debolezze, con il suo
bagaglio di problemi antichi e recenti, di ordine istituzionale e politico, di
ordine strutturale, sociale e civile." Ecco, posso ripetere quelle parole
di un anno e mezzo fa, sia per sollecitare tutti a parlare il linguaggio della
verità - fuori di ogni banale distinzione e disputa tra pessimisti e ottimisti
- sia per introdurre il discorso su un insieme di obbiettivi in materia di
riforme istituzionali e di proposte per l'avvio di un nuovo sviluppo economico,
più equo e sostenibile. E' un discorso che ,anche per ovvie ragioni di misura
di questo mio messaggio , posso solo rinviare ai documenti dei due gruppi di
lavoro da me istituiti il 30 marzo scorso. Documenti di cui non si può negare ,
se non per gusto di polemica intellettuale , la serietà e concretezza. Anche
perché essi hanno alle spalle elaborazioni sistematiche non solo delle
istituzioni in cui operano i componenti dei due gruppi, ma anche di altre
istituzioni e associazioni qualificate. Se poi si ritiene che molte delle
indicazioni contenute in quei testi fossero già acquisite, vuol dire che è
tempo di passare, in sede politica, ai fatti; se si nota che, specie in materia
istituzionale, sono state lasciate aperte diverse opzioni su vari temi, vuol
dire che è tempo di fare delle scelte conclusive. E si può, naturalmente,
andare anche oltre, se si vuole, con il contributo di tutti.Vorrei solo
formulare, a commento, due osservazioni. La prima riguarda la necessità che al
perseguimento di obbiettivi essenziali di riforma dei canali di partecipazione
democratica e dei partiti politici, e di riforma delle istituzioni
rappresentative, dei rapporti tra Parlamento e governo, tra Stato e Regioni, si
associ una forte attenzione per il rafforzamento e rinnovamento degli organi e
dei poteri dello Stato. A questi sono stato molto vicino negli ultimi sette
anni, e non occorre perciò che rinnovi oggi un formale omaggio, si tratti di
forze armate o di forze dell'ordine, della magistratura o di quella Corte che è
suprema garanzia di costituzionalità delle leggi. Occorre grande attenzione di
fronte a esigenze di tutela della libertà e della sicurezza da nuove
articolazioni criminali e da nuove pulsioni eversive, e anche di fronte a
fenomeni di tensione e disordine nei rapporti tra diversi poteri dello Stato e
diverse istituzioni costituzionalmente rilevanti. Né si trascuri di reagire a
disinformazioni e polemiche che colpiscono lo strumento militare, giustamente
avviato a una seria riforma, ma sempre posto, nello spirito della Costituzione,
a presidio della partecipazione italiana , anche col generoso sacrificio di non
pochi nostri ragazzi , alle missioni di stabilizzazione e di pace della comunità
internazionale. La
seconda osservazione riguarda il valore delle proposte ampiamente sviluppate
nel documento da me già citato, per "affrontare la recessione e cogliere
le opportunità" che ci si presentano, per "influire sulle prossime
opzioni dell'Unione Europea", "per
creare e sostenere il lavoro", "per potenziare l'istruzione e il
capitale umano, per favorire la ricerca, l'innovazione e la crescita delle
imprese".Nel sottolineare questi ultimi punti, osservo che su di essi
mi sono fortemente impegnato in ogni sede istituzionale e occasione di
confronto, e continuerò a farlo. Essi sono nodi essenziali al fine di qualificare il nostro rinnovato e irrinunciabile
impegno a far progredire l'Europa unita, contribuendo a definirne e rispettarne
i vincoli di sostenibilità finanziaria e stabilità monetaria, e insieme a
rilanciarne il dinamismo e lo spirito di solidarietà, a coglierne al meglio gli
insostituibili stimoli e benefici. E sono anche i nodi , innanzitutto, di fronte a un angoscioso crescere della
disoccupazione, quelli della creazione di lavoro e della qualità delle
occasioni di lavoro ,attorno a cui ruota la grande questione sociale che
ormai si impone all'ordine del giorno in Italia e in Europa. E' la
questione della prospettiva di futuro per un'intera generazione, è la questione
di un'effettiva e piena valorizzazione delle risorse e delle energie femminili.
Non possiamo restare indifferenti dinanzi a costruttori di impresa e lavoratori
che giungono a gesti disperati, a giovani che si perdono, a donne che vivono
come inaccettabile la loro emarginazione o subalternità. Volere il cambiamento, ciascuno
interpretando a suo modo i consensi espressi dagli elettori, dice poco e non
porta lontano se non ci si misura su problemi come quelli che ho citato e che sono
stati di recente puntualizzati in modo obbiettivo, in modo non partigiano.
Misurarsi su quei problemi perché diventino programma di azione del governo che
deve nascere e oggetti di deliberazione del Parlamento che sta avviando la sua
attività. E perché diventino fulcro di nuovi comportamenti collettivi, da parte
di forze , in primo luogo nel mondo del lavoro e dell'impresa , che
"appaiono bloccate, impaurite, arroccate in difesa e a disagio di fronte
all'innovazione che è invece il motore dello sviluppo". Occorre
un'apertura nuova, un nuovo slancio nella società ; occorre un colpo di reni,
nel Mezzogiorno stesso, per sollevare il Mezzogiorno da una spirale di
arretramento e impoverimento. Il Parlamento ha di recente deliberato
addirittura all'unanimità il suo contributo su provvedimenti urgenti che al
governo Monti ancora in carica toccava adottare, e che esso ha adottato, nel
solco di uno sforzo di politica economico-finanziaria ed europea che meriterà
certamente un giudizio più equanime, quanto più si allontanerà il clima dello
scontro elettorale e si trarrà il bilancio del ruolo acquisito nel corso del
2012 in seno all'Unione europea. Apprezzo l'impegno con cui il movimento
largamente premiato dal corpo elettorale come nuovo attore politico-parlamentare
ha mostrato di volersi impegnare alla Camera e al Senato, guadagnandovi il peso
e l'influenza che gli spetta : quella è la strada di una feconda, anche se
aspra, dialettica democratica e non quella, avventurosa e deviante, della
contrapposizione tra piazza e Parlamento. Non
può, d'altronde, reggere e dare frutti neppure una contrapposizione tra Rete e
forme di organizzazione politica quali storicamente sono da ben più di un
secolo e ovunque i partiti. La Rete
fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di
espressione e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e
manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c'è partecipazione realmente
democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche
senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici
organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale del
"metodo democratico". Le
forze rappresentate in Parlamento, senza alcuna eccezione, debbono comunque dare
ora , nella fase cruciale che l'Italia e l'Europa attraversano , il loro
apporto alle decisioni da prendere
per il rinnovamento del Paese. Senza temere di convergere su delle soluzioni,
dal momento che di recente nelle due Camere non si è temuto di votare all'unanimità.
Sentendo voi tutti , onorevoli deputati
e senatori , di far parte dell'istituzione parlamentare non come esponenti di
una fazione ma come depositari della volontà popolare. C'è da lavorare
concretamente, con pazienza e spirito costruttivo, spendendo e acquisendo
competenze, innanzitutto nelle Commissioni di Camera e Senato. Permettete che
ve lo dica uno che entrò qui da deputato all'età di 28 anni e portò giorno per
giorno la sua pietra allo sviluppo della vita politica democratica. Lavorare in Parlamento sui problemi
scottanti del paese non è possibile se non nel confronto con un governo come
interlocutore essenziale sia della maggioranza sia dell'opposizione. A 56
giorni dalle elezioni del 24-25 febbraio , dopo che ci si è dovuti dedicare all'elezione
del Capo dello Stato , si deve senza indugio procedere alla formazione dell'Esecutivo.
Non corriamo dietro alle formule o alle
definizioni di cui si chiacchiera. Al Presidente non tocca dare mandati, per la
formazione del governo, che siano vincolati a qualsiasi prescrizione se non
quella voluta dall'art. 94 della Costituzione : un governo che abbia la fiducia
delle due Camere. Ad esso spetta darsi un programma, secondo le priorità e la
prospettiva temporale che riterrà opportune. E la condizione è dunque una sola : fare i conti con la realtà delle
forze in campo nel Parlamento da poco eletto, sapendo quali prove aspettino il
governo e quali siano le esigenze e l'interesse generale del paese. Sulla base
dei risultati elettorali , di cui non si può non prendere atto, piacciano oppur
no , non c'è partito o coalizione (omogenea o presunta tale) che abbia chiesto
voti per governare e ne abbia avuti a sufficienza per poterlo fare con le sole
sue forze. Qualunque prospettiva si sia presentata agli elettori, o qualunque
patto , se si preferisce questa espressione , si sia stretto con i propri
elettori, non si possono non fare i conti con i risultati complessivi delle
elezioni. Essi indicano tassativamente
la necessità di intese tra forze diverse per far nascere e per far vivere un
governo oggi in Italia, non trascurando, su un altro piano, la esigenza di
intese più ampie, e cioè anche tra maggioranza e opposizione, per dare
soluzioni condivise a problemi di comune responsabilità istituzionale. D'altronde,
non c'è oggi in Europa nessun paese di consolidata tradizione democratica
governato da un solo partito , nemmeno più il Regno Unito , operando dovunque
governi formati o almeno sostenuti da più partiti, tra loro affini o
abitualmente distanti e perfino aspramente concorrenti. Il fatto che in Italia si sia diffusa
una sorta di orrore per ogni ipotesi di intese, alleanze, mediazioni,
convergenze tra forze politiche diverse, è segno di una regressione, di un
diffondersi dell'idea che si possa fare politica senza conoscere o riconoscere
le complesse problematiche del governare la cosa pubblica e le implicazioni che
ne discendono in termini, appunto, di mediazioni, intese, alleanze politiche. O
forse tutto questo è più concretamente il riflesso di un paio di decenni di
contrapposizione , fino allo smarrimento dell'idea stessa di convivenza civile
, come non mai faziosa e aggressiva, di totale incomunicabilità tra
schieramenti politici concorrenti. Lo dicevo già sette anni fa in quest'aula,
nella medesima occasione di oggi, auspicando che fosse finalmente vicino
"il tempo della maturità per la democrazia dell'alternanza" che significa anche il tempo della maturità
per la ricerca di soluzioni di governo condivise quando se ne imponga la
necessità. Altrimenti, si dovrebbe prendere atto dell'ingovernabilità, almeno
nella legislatura appena iniziata Ma non è per prendere atto di questo che ho
accolto l'invito a prestare di nuovo giuramento come Presidente della
Repubblica. L'ho accolto anche perché
l'Italia si desse nei prossimi giorni il governo di cui ha bisogno. E farò a tal fine ciò che
mi compete : non andando oltre i limiti del mio ruolo costituzionale, fungendo
tutt'al più, per usare un'espressione di scuola, "da fattore di
coagulazione". Ma tutte le forze
politiche si prendano con realismo le loro responsabilità : era questa la posta
implicita dell'appello rivoltomi due giorni or sono. Mi accingo al mio
secondo mandato, senza illusioni e tanto meno pretese di amplificazione
"salvifica" delle mie funzioni . Eserciterò piuttosto con accresciuto
senso del limite, oltre che con immutata imparzialità, quelle che la
Costituzione mi attribuisce. E lo farò fino a quando la situazione del paese e
delle istituzioni me lo suggerirà e comunque le forze me lo consentiranno.
Inizia oggi per me questo non previsto ulteriore impegno pubblico in una fase
di vita già molto avanzata . Inizia per voi un lungo cammino da percorrere, con
passione, con rigore, con umiltà. Non vi mancherà il mio incitamento e il mio
augurio. Viva il Parlamento! Viva la
Repubblica! Viva l'Italia! “ In Aula applausi. Guardano
la diretta mi ha colpito Pier Luigi
Bersani, segretario dimissionario del PD: ha seguito , credo con imbarazzo,
faccia appoggiata alla mano. Pier
Ferdinando Casini, dell'Udc, armeggia con il cellulare .Ora speriamo che si
faccia il governo con senso di responsabilità. Il nostro Paese è in crisi,
gente senza lavoro, esseri umani che si sono suicidati. Staremo a vedere. ©Riproduzione riservata Foto: fotogrammi da RaiParlamento-TG1
diretta del 22 Aprile 2013 © Il convoglio ufficiale del Presidente. Il Parlamento riunito in seduta comune
durante il discorso del Presidente
Napolitano. . Napolitano con i presidenti della Camera e del Senato, Laura
Boldrini e Pietro Grasso. Presidente Napolitano,Boldrini,Grasso, Monti, Cancellieri.
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