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lunedì 29 aprile 2013

GIURAMENTO: al Quirinale la cerimonia di insediamento del nuovo Esecutivo.

                              
Il 28 aprile 2013 i ministri del governo di Enrico Letta hanno giurato sulla Costituzione davanti al Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Enrico Letta ha dichiarato :” Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione». Questa è la formula  di rito che hanno ripetuto tutti i ministri davanti al presidente Napolitano. I 21  ministri, otto  senza portafoglio,  sono:  Presidente Consiglio Enrico Letta; vice presidente del Consiglio dei ministri e ministro dell'Interno Angelino Alfano (Pdl); ministro  degli Affari Esteri Emma Bonino; ministro  della Giustizia Anna Maria Cancellieri ; ministro della Difesa Mario Mauro;   ministro dell'Economia e delle Finanze Fabrizio Saccomanni;  ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato; ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi (Pdl) ; ministro dell'Agricoltura Nunzia Di Girolamo (Pdl) ; ministro della Salute Beatrice Lorenzin (Pdl); ministro dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza (Pd); ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Enrico Giovannini; Politiche Culturali Massimo Bray (Pd);  ministro dell'Ambiente è Andrea Orlando (Pd); nuovo ministro per l'Integrazione Cecile Kyenge (Pd)  (una donna, originaria del Congo,  la prima persona di colore ). Senza portafoglio rapporti con il Parlamento Dario Franceschini (Pd); riforme costituzionali Gaetano Quagliariello (Pdl); Pari opportunità, sport e politiche giovanili Josefa Idem (Pd) canoista.; Affari regionali Graziano Delrio; Coesione territoriale Carlo Trigilia; Politiche comunitarie Enzo Moavero Milanesi; Pubblica amministrazione e della semplificazione Giampiero D'Alia. Ben sette le presenze femminili. Dal 1947 sinistra e destra sono insieme. Cerimonia tradizionale  di consegna: Mario Monti il presidente del Consiglio uscente ha consegnato al nuovo premier  Enrico Letta la campanella, al primo piano di palazzo Chigi .Il premier ha suonato la campanella con cui si apre il Consiglio dei ministri.

 Dopo la stretta di mano Letta si è recato , con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Filippo Patroni Griffi, alla sala delle riunioni del Consiglio dei ministri per la prima riunione di governo. Mario Monti , nel cortile d’onore, ha ricevuto il saluto dal picchetto d'onore quindi ha lasciato Palazzo Chigi. In piazza ancora paura e tensione per  la sparatoria . ©Fotogrammi TG1 RAI. TG4 MEDIASET . Presente al quirinale la signora Clio Napolitano.

 











Italia: a Roma sparatoria durante il giuramento del Governo


  Nel corso del giuramento del nuovo governo Letta al Quirinale c’è stata una sparatoria  davanti a Palazzo Chigi. Momenti di panico e urla tra la folla presente . Un uomo ha sparato dei colpi di pistola( 6 o 7 ) e sembra siano stati diretti sui militari. Feriti 2 carabinieri. Immediatamente, senza l’uso delle armi, è stato bloccato. Identificato: si tratta di Luigi Preiti. Sembra abbia dichiarato più tardi che voleva colpire i politici.  I due carabinieri feriti sono il brigadiere Giangrande in prognosi riservata per una grave lesione midollare  alla colonna e l’ appuntato Francesco Negri colpito alle gambe. Ferita anche una passante. - L'uomo che ha sparato è Luigi Preiti, 49 anni, di Rosarno (Reggio Calabria).  E’ arrivato vestito in giacca e cravatta con una pistola. A Roma ha alloggiato in un piccolo albergo. Ora  è in stato di arresto. Disoccupato, separato  e sembra con problemi di gioco. In corso gli accertamenti.   I carabinieri del reparto investigazioni scientifiche hanno eseguito i  i rilievi davanti a Palazzo Chigi. Tutti gli accessi a piazza Colonna sono bloccati dalle forze dell'ordine. Dopo il giuramento il nuovo ministro dell’interno  Angelino Alfano ha tenuto una conferenza sull’accaduto. Poi  con il ministro della Difesa Mario Mauro, è  andato al  Policlinico Umberto I  a trovare il brigadiere Giangrande. Anche il Presidente del Consiglio Enrico Letta , in serata, lo ha visitato. Parole di vicinanza alle famiglie e all’Arma. Nel frattempo Fulvio Rocca, questore, ha predisposto che venga  rafforzata in tutta la città la vigilanza e  raddoppiata nell'area di Palazzo Chigi, Montecitorio e Senato. Mario Monti , dopo essere stato salutato nel  cortile d'onore,  dal picchetto d'onore  ha  lasciato Palazzo Chigi con la moglie  Elsa . Sulla piazza  ancora grande tensione e la scientifica  impegnata nei rilievi.  Monti  arrivato alla macchina  ha sorriso, poi alza  la mano per salutare  ancora sorridendo e sale in auto. Alle sua spalle il luogo della sparatoria con i cartelli gialli del Ris.  Con l’auto di servizio  si sono allontanati. ( Trasmesso da TG1) . Emma Bonino all'uscita non ha rilasciato dichiarazioni . Quanto accaduto a Roma deve fare riflettere sul clima di tensione degli ultimi tempi e del disagio di molti cittadini. C’è poco da ridere.  Dopo gli interrogatori si saprà se c’era la volontà di uccidere o di farsi uccidere. ©Fotogrammi TG1 RAI, TG4 MEDIASET









 


 

 

 

 

 

martedì 23 aprile 2013

Quirinale il giuramento di Giorgio Napolitano per il secondo mandato

                                            

Lunedì 22 Aprile2013  Giorgio Napolitano,  primo presidente  rieletto nella storia  della nostra Repubblica, ha tenuto il suo giuramento e  il discorso di insediamento alle Camere riunite in seduta congiunta a Montecitorio e con i delegati delle Regioni.  Il Presidente è arrivato alla Camera con i due  presidenti Pietro Grasso e  Laura Boldrini . Inizia il nuovo  settennato al Quirinale .Cerimonia discreta, adatta alla nostra situazione attuale. Ho seguito in televisione la diretta apprezzando molto quanto veniva letto registrando il discorso.  All’ ingresso in Aula  del Presidente applausi e tutti in piedi. I “grillini”: si astengono. Forse un po’ di rispetto ci voleva.   Presenti anche  i ministri del governo Monti .Giorgio Napolitano era  commosso  ma, nello stesso tempo, fermo e  duro. Non le manda a dire a tutti i partiti: mi colpisce quando afferma che questo  “sottopone a seria prova le mie forze”.. “e resterò in carica finché sarà necessario e avrò forze”. Ringrazia l'Aula per gli applausi, ma ammonisce "che non abbia le caratteristiche dell'autoindulgenza"…"Se mi troverò di nuovo dinanzi a sordità come quelle contro cui ho cozzato nel passato, non esiterò a trarne le conseguenze dinanzi al paese". Ha parlato per circa 40 minuti. Parole dirompenti che devono fare riflettere. Dal discorso del messaggio di Giorgio Napolitano. Per il giuramento di fedeltà: "Giuro di essere fedele alla Repubblica e rispettarne la Costituzione"… "Non prevedevo una rielezione" ma afferma essere "preoccupato per le sorti del Paese". Insediamento .“Signora Presidente, onorevoli deputati, onorevoli senatori, signori delegati delle Regioni, lasciatemi innanzitutto esprimere , insieme con un omaggio che in me viene da molto lontano alle istituzioni che voi rappresentate , la gratitudine che vi debbo per avermi con così largo suffragio eletto Presidente della Repubblica. E' un segno di rinnovata fiducia che raccolgo comprendendone il senso, anche se sottopone a seria prova le mie forze : e apprezzo in modo particolare che mi sia venuto da tante e tanti nuovi eletti in Parlamento, che appartengono a una generazione così distante, e non solo anagraficamente, dalla mia. …Come voi tutti sapete, non prevedevo di tornare in quest'aula per pronunciare un nuovo giuramento e messaggio da Presidente della Repubblica .Avevo già nello scorso dicembre pubblicamente dichiarato di condividere l'autorevole convinzione che la non rielezione, al termine del settennato, è "l'alternativa che meglio si conforma al nostro modello costituzionale di Presidente della Repubblica". Avevo egualmente messo l'accento sull'esigenza di dare un segno di normalità e continuità istituzionale con una naturale successione nell'incarico di Capo dello Stato .A queste ragioni e a quelle più strettamente personali, legate all'ovvio dato dell'età, se ne sono infine sovrapposte altre, rappresentatemi , dopo l'esito nullo di cinque votazioni in quest'aula di Montecitorio, in un clima sempre più teso , dagli esponenti di un ampio arco di forze parlamentari e dalla quasi totalità dei Presidenti delle Regioni …... E' emerso da tali incontri, nella mattinata di sabato, un drammatico allarme per il rischio ormai incombente di un avvitarsi del Parlamento in seduta comune nell'inconcludenza, nella impotenza ad adempiere al supremo compito costituzionale dell'elezione del Capo dello Stato. Di qui l'appello che ho ritenuto di non poter declinare , per quanto potesse costarmi l'accoglierlo , mosso da un senso antico e radicato di identificazione con le sorti del Paese.La rielezione, per un secondo mandato, del Presidente uscente, non si era mai verificata nella storia della Repubblica, pur non essendo esclusa dal dettato costituzionale, che in questo senso aveva lasciato , come si è significativamente notato , "schiusa una finestra per tempi eccezionali". Ci siamo dunque ritrovati insieme in una scelta pienamente legittima, ma eccezionale. Perché senza precedenti è apparso il rischio che ho appena richiamato : senza precedenti e tanto più grave nella condizione di acuta difficoltà e perfino di emergenza che l'Italia sta vivendo in un contesto europeo e internazionale assai critico e per noi sempre più stringente………… E' a questa prova che non mi sono sottratto. Ma sapendo che quanto è accaduto qui nei giorni scorsi ha rappresentato il punto di arrivo di una lunga serie di omissioni e di guasti, di chiusure e di irresponsabilità. Ne propongo una rapida sintesi, una sommaria rassegna. Negli ultimi anni, a esigenze fondate e domande pressanti di riforma delle istituzioni e di rinnovamento della politica e dei partiti - che si sono intrecciate con un'acuta crisi finanziaria, con una pesante recessione, con un crescente malessere sociale - non si sono date soluzioni soddisfacenti : hanno finito per prevalere contrapposizioni, lentezze, esitazioni circa le scelte da compiere, calcoli di convenienza, tatticismi e strumentalismi. Ecco che cosa ha condannato alla sterilità o ad esiti minimalistici i confronti tra le forze politiche e i dibattiti in Parlamento. Quel tanto di correttivo e innovativo che si riusciva a fare nel senso della riduzione dei costi della politica, della trasparenza e della moralità nella vita pubblica è stato dunque facilmente ignorato o svalutato : e l'insoddisfazione e la protesta verso la politica, i partiti, il Parlamento, sono state con facilità (ma anche con molta leggerezza) alimentate e ingigantite da campagne di opinione demolitorie, da rappresentazioni unilaterali e indiscriminate in senso distruttivo del mondo dei politici, delle organizzazioni e delle istituzioni in cui essi si muovono. Attenzione : quest'ultimo richiamo che ho sentito di dover esprimere non induca ad alcuna autoindulgenza, non dico solo i corresponsabili del diffondersi della corruzione nelle diverse sfere della politica e dell'amministrazione, ma nemmeno i responsabili di tanti nulla di fatto nel campo delle riforme. Imperdonabile resta la mancata riforma della legge elettorale del 2005. Ancora pochi giorni fa, il Presidente Gallo ha dovuto ricordare come sia rimasta ignorata la raccomandazione della Corte Costituzionale a rivedere in particolare la norma relativa all'attribuzione di un premio di maggioranza senza che sia raggiunta una soglia minima di voti o di seggi.La mancata revisione di quella legge ha prodotto una gara accanita per la conquista, sul filo del rasoio, di quell'abnorme premio, il cui vincitore ha finito per non riuscire a governare una simile sovra-rappresentanza in Parlamento. Ed è un fatto, non certo imprevedibile, che quella legge ha provocato un risultato elettorale di difficile governabilità, e suscitato nuovamente frustrazione tra i cittadini per non aver potuto scegliere gli eletti. Non meno imperdonabile resta il nulla di fatto in materia di sia pur limitate e mirate riforme della seconda parte della Costituzione, faticosamente concordate e poi affossate, e peraltro mai giunte a infrangere il tabù del bicameralismo paritario. Molto si potrebbe aggiungere, ma mi fermo qui, perché su quei temi specifici ho speso tutti i possibili sforzi di persuasione, vanificati dalla sordità di forze politiche che pure mi hanno ora chiamato ad assumere un ulteriore carico di responsabilità per far uscire le istituzioni da uno stallo fatale. Ma ho il dovere di essere franco : se mi troverò di nuovo dinanzi a sordità come quelle contro cui ho cozzato nel passato, non esiterò a trarne le conseguenze dinanzi al Paese. Non si può più, in nessun campo, sottrarsi al dovere della proposta, alla ricerca della soluzione praticabile, alla decisione netta e tempestiva per le riforme di cui hanno bisogno improrogabile per sopravvivere e progredire la democrazia e la società italiana.Parlando a Rimini a una grande assemblea di giovani nell'agosto 2011, volli rendere esplicito il filo ispiratore delle celebrazioni del 150° della nascita del nostro Stato unitario : l'impegno a trasmettere piena coscienza di "quel che l'Italia e gli italiani hanno mostrato di essere in periodi cruciali del loro passato", e delle "grandi riserve di risorse umane e morali, d'intelligenza e di lavoro di cui disponiamo". E aggiunsi di aver voluto così suscitare orgoglio e fiducia "perché le sfide e le prove che abbiamo davanti sono più che mai ardue, profonde e di esito incerto. Questo ci dice la crisi che stiamo attraversando. Crisi mondiale, crisi europea, e dentro questo quadro l'Italia, con i suoi punti di forza e con le sue debolezze, con il suo bagaglio di problemi antichi e recenti, di ordine istituzionale e politico, di ordine strutturale, sociale e civile." Ecco, posso ripetere quelle parole di un anno e mezzo fa, sia per sollecitare tutti a parlare il linguaggio della verità - fuori di ogni banale distinzione e disputa tra pessimisti e ottimisti - sia per introdurre il discorso su un insieme di obbiettivi in materia di riforme istituzionali e di proposte per l'avvio di un nuovo sviluppo economico, più equo e sostenibile. E' un discorso che ,anche per ovvie ragioni di misura di questo mio messaggio , posso solo rinviare ai documenti dei due gruppi di lavoro da me istituiti il 30 marzo scorso. Documenti di cui non si può negare , se non per gusto di polemica intellettuale , la serietà e concretezza. Anche perché essi hanno alle spalle elaborazioni sistematiche non solo delle istituzioni in cui operano i componenti dei due gruppi, ma anche di altre istituzioni e associazioni qualificate. Se poi si ritiene che molte delle indicazioni contenute in quei testi fossero già acquisite, vuol dire che è tempo di passare, in sede politica, ai fatti; se si nota che, specie in materia istituzionale, sono state lasciate aperte diverse opzioni su vari temi, vuol dire che è tempo di fare delle scelte conclusive. E si può, naturalmente, andare anche oltre, se si vuole, con il contributo di tutti.Vorrei solo formulare, a commento, due osservazioni. La prima riguarda la necessità che al perseguimento di obbiettivi essenziali di riforma dei canali di partecipazione democratica e dei partiti politici, e di riforma delle istituzioni rappresentative, dei rapporti tra Parlamento e governo, tra Stato e Regioni, si associ una forte attenzione per il rafforzamento e rinnovamento degli organi e dei poteri dello Stato. A questi sono stato molto vicino negli ultimi sette anni, e non occorre perciò che rinnovi oggi un formale omaggio, si tratti di forze armate o di forze dell'ordine, della magistratura o di quella Corte che è suprema garanzia di costituzionalità delle leggi. Occorre grande attenzione di fronte a esigenze di tutela della libertà e della sicurezza da nuove articolazioni criminali e da nuove pulsioni eversive, e anche di fronte a fenomeni di tensione e disordine nei rapporti tra diversi poteri dello Stato e diverse istituzioni costituzionalmente rilevanti. Né si trascuri di reagire a disinformazioni e polemiche che colpiscono lo strumento militare, giustamente avviato a una seria riforma, ma sempre posto, nello spirito della Costituzione, a presidio della partecipazione italiana , anche col generoso sacrificio di non pochi nostri ragazzi , alle missioni di stabilizzazione e di pace della comunità internazionale. La seconda osservazione riguarda il valore delle proposte ampiamente sviluppate nel documento da me già citato, per "affrontare la recessione e cogliere le opportunità" che ci si presentano, per "influire sulle prossime opzioni dell'Unione Europea", "per creare e sostenere il lavoro", "per potenziare l'istruzione e il capitale umano, per favorire la ricerca, l'innovazione e la crescita delle imprese".Nel sottolineare questi ultimi punti, osservo che su di essi mi sono fortemente impegnato in ogni sede istituzionale e occasione di confronto, e continuerò a farlo. Essi sono nodi essenziali al fine di qualificare il nostro rinnovato e irrinunciabile impegno a far progredire l'Europa unita, contribuendo a definirne e rispettarne i vincoli di sostenibilità finanziaria e stabilità monetaria, e insieme a rilanciarne il dinamismo e lo spirito di solidarietà, a coglierne al meglio gli insostituibili stimoli e benefici. E sono anche i nodi , innanzitutto, di fronte a un angoscioso crescere della disoccupazione, quelli della creazione di lavoro e della qualità delle occasioni di lavoro ,attorno a cui ruota la grande questione sociale che ormai si impone all'ordine del giorno in Italia e in Europa. E' la questione della prospettiva di futuro per un'intera generazione, è la questione di un'effettiva e piena valorizzazione delle risorse e delle energie femminili. Non possiamo restare indifferenti dinanzi a costruttori di impresa e lavoratori che giungono a gesti disperati, a giovani che si perdono, a donne che vivono come inaccettabile la loro emarginazione o subalternità. Volere il cambiamento, ciascuno interpretando a suo modo i consensi espressi dagli elettori, dice poco e non porta lontano se non ci si misura su problemi come quelli che ho citato e che sono stati di recente puntualizzati in modo obbiettivo, in modo non partigiano. Misurarsi su quei problemi perché diventino programma di azione del governo che deve nascere e oggetti di deliberazione del Parlamento che sta avviando la sua attività. E perché diventino fulcro di nuovi comportamenti collettivi, da parte di forze , in primo luogo nel mondo del lavoro e dell'impresa , che "appaiono bloccate, impaurite, arroccate in difesa e a disagio di fronte all'innovazione che è invece il motore dello sviluppo". Occorre un'apertura nuova, un nuovo slancio nella società ; occorre un colpo di reni, nel Mezzogiorno stesso, per sollevare il Mezzogiorno da una spirale di arretramento e impoverimento. Il Parlamento ha di recente deliberato addirittura all'unanimità il suo contributo su provvedimenti urgenti che al governo Monti ancora in carica toccava adottare, e che esso ha adottato, nel solco di uno sforzo di politica economico-finanziaria ed europea che meriterà certamente un giudizio più equanime, quanto più si allontanerà il clima dello scontro elettorale e si trarrà il bilancio del ruolo acquisito nel corso del 2012 in seno all'Unione europea. Apprezzo l'impegno con cui il movimento largamente premiato dal corpo elettorale come nuovo attore politico-parlamentare ha mostrato di volersi impegnare alla Camera e al Senato, guadagnandovi il peso e l'influenza che gli spetta : quella è la strada di una feconda, anche se aspra, dialettica democratica e non quella, avventurosa e deviante, della contrapposizione tra piazza e Parlamento. Non può, d'altronde, reggere e dare frutti neppure una contrapposizione tra Rete e forme di organizzazione politica quali storicamente sono da ben più di un secolo e ovunque i partiti. La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite possibilità individuali di espressione e di intervento politico e anche stimoli all'aggregazione e manifestazione di consensi e di dissensi. Ma non c'è partecipazione realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale del "metodo democratico". Le forze rappresentate in Parlamento, senza alcuna eccezione, debbono comunque dare ora , nella fase cruciale che l'Italia e l'Europa attraversano , il loro apporto alle decisioni da prendere per il rinnovamento del Paese. Senza temere di convergere su delle soluzioni, dal momento che di recente nelle due Camere non si è temuto di votare all'unanimità. Sentendo voi tutti , onorevoli deputati e senatori , di far parte dell'istituzione parlamentare non come esponenti di una fazione ma come depositari della volontà popolare. C'è da lavorare concretamente, con pazienza e spirito costruttivo, spendendo e acquisendo competenze, innanzitutto nelle Commissioni di Camera e Senato. Permettete che ve lo dica uno che entrò qui da deputato all'età di 28 anni e portò giorno per giorno la sua pietra allo sviluppo della vita politica democratica. Lavorare in Parlamento sui problemi scottanti del paese non è possibile se non nel confronto con un governo come interlocutore essenziale sia della maggioranza sia dell'opposizione. A 56 giorni dalle elezioni del 24-25 febbraio , dopo che ci si è dovuti dedicare all'elezione del Capo dello Stato , si deve senza indugio procedere alla formazione dell'Esecutivo. Non corriamo dietro alle formule o alle definizioni di cui si chiacchiera. Al Presidente non tocca dare mandati, per la formazione del governo, che siano vincolati a qualsiasi prescrizione se non quella voluta dall'art. 94 della Costituzione : un governo che abbia la fiducia delle due Camere. Ad esso spetta darsi un programma, secondo le priorità e la prospettiva temporale che riterrà opportune. E la condizione è dunque una sola : fare i conti con la realtà delle forze in campo nel Parlamento da poco eletto, sapendo quali prove aspettino il governo e quali siano le esigenze e l'interesse generale del paese. Sulla base dei risultati elettorali , di cui non si può non prendere atto, piacciano oppur no , non c'è partito o coalizione (omogenea o presunta tale) che abbia chiesto voti per governare e ne abbia avuti a sufficienza per poterlo fare con le sole sue forze. Qualunque prospettiva si sia presentata agli elettori, o qualunque patto , se si preferisce questa espressione , si sia stretto con i propri elettori, non si possono non fare i conti con i risultati complessivi delle elezioni. Essi indicano tassativamente la necessità di intese tra forze diverse per far nascere e per far vivere un governo oggi in Italia, non trascurando, su un altro piano, la esigenza di intese più ampie, e cioè anche tra maggioranza e opposizione, per dare soluzioni condivise a problemi di comune responsabilità istituzionale. D'altronde, non c'è oggi in Europa nessun paese di consolidata tradizione democratica governato da un solo partito , nemmeno più il Regno Unito , operando dovunque governi formati o almeno sostenuti da più partiti, tra loro affini o abitualmente distanti e perfino aspramente concorrenti. Il fatto che in Italia si sia diffusa una sorta di orrore per ogni ipotesi di intese, alleanze, mediazioni, convergenze tra forze politiche diverse, è segno di una regressione, di un diffondersi dell'idea che si possa fare politica senza conoscere o riconoscere le complesse problematiche del governare la cosa pubblica e le implicazioni che ne discendono in termini, appunto, di mediazioni, intese, alleanze politiche. O forse tutto questo è più concretamente il riflesso di un paio di decenni di contrapposizione , fino allo smarrimento dell'idea stessa di convivenza civile , come non mai faziosa e aggressiva, di totale incomunicabilità tra schieramenti politici concorrenti. Lo dicevo già sette anni fa in quest'aula, nella medesima occasione di oggi, auspicando che fosse finalmente vicino "il tempo della maturità per la democrazia dell'alternanza"  che significa anche il tempo della maturità per la ricerca di soluzioni di governo condivise quando se ne imponga la necessità. Altrimenti, si dovrebbe prendere atto dell'ingovernabilità, almeno nella legislatura appena iniziata Ma non è per prendere atto di questo che ho accolto l'invito a prestare di nuovo giuramento come Presidente della Repubblica. L'ho accolto anche perché l'Italia si desse nei prossimi giorni il governo di cui ha bisogno. E farò a tal fine ciò che mi compete : non andando oltre i limiti del mio ruolo costituzionale, fungendo tutt'al più, per usare un'espressione di scuola, "da fattore di coagulazione". Ma tutte le forze politiche si prendano con realismo le loro responsabilità : era questa la posta implicita dell'appello rivoltomi due giorni or sono. Mi accingo al mio secondo mandato, senza illusioni e tanto meno pretese di amplificazione "salvifica" delle mie funzioni . Eserciterò piuttosto con accresciuto senso del limite, oltre che con immutata imparzialità, quelle che la Costituzione mi attribuisce. E lo farò fino a quando la situazione del paese e delle istituzioni me lo suggerirà e comunque le forze me lo consentiranno. Inizia oggi per me questo non previsto ulteriore impegno pubblico in una fase di vita già molto avanzata . Inizia per voi un lungo cammino da percorrere, con passione, con rigore, con umiltà. Non vi mancherà il mio incitamento e il mio augurio. Viva il Parlamento! Viva la Repubblica! Viva l'Italia! “ In Aula applausi. Guardano la diretta mi ha colpito Pier Luigi Bersani, segretario dimissionario del PD: ha seguito , credo con imbarazzo, faccia appoggiata alla mano. Pier Ferdinando Casini, dell'Udc, armeggia con il cellulare .Ora speriamo che si faccia il governo con senso di responsabilità. Il nostro Paese è in crisi, gente senza lavoro, esseri umani che si sono suicidati. Staremo a vedere. ©Riproduzione riservata Foto: fotogrammi da RaiParlamento-TG1 diretta del 22 Aprile 2013 © Il convoglio ufficiale del Presidente.  Il Parlamento riunito in seduta comune durante il discorso  del Presidente Napolitano.  . Napolitano con i presidenti della Camera e del Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso.  Presidente Napolitano,Boldrini,Grasso, Monti, Cancellieri.

 



























 

 


 

venerdì 19 aprile 2013

Governo italiano: elezione per il Quirinale


I grandi elettori , i franchi tiratori, e quelli che prendono in giro.  Schede con nomi che nulla centrano con il futuro nostro Presidente  tra questi : Sophia Loren, Valeria Marini, il Conte Mascetti, e per finire Rocco Siffredi ! Nulla da dire sulla loro persona e professione ma non è così che si affronta un momento di grande importanza per il nostro Paese ! Ho seguito lo spoglio delle schede e alla lettura del nome di Siffredi non ci volevo credere. Ma ancora di più mi ha ferito e, fatto  vergognare di essere una cittadina italiana, quanto è successo in Aula :la reazione di alcuni  politici che ci rappresentano con risate e anche applausi.Basita Laura Boldrini.    Una vergogna intollerabile. Il nostro Paese è in crisi, gente senza lavoro, esseri umani che si sono suicidati. Ci vuole rispetto e questo  Giovedì 18 Aprile 2013 non si è visto:  una data che è meglio dimenticare !  A questo punto sono favorevole all’elezione del Presidente come in America.
I politici meditano guardando le nubi all’orizzonte. Attendono l’illuminazione ?
Satira fotografica ©Foto Mariagrazia Toniut


giovedì 11 aprile 2013

Governo italiano

                                                                
I saggi con i politici meditano guardando le nubi all’orizzonte. Attendono l’illuminazione ?
Satira fotografica ©Foto Mariagrazia Toniut